lunedì 7 settembre 2015

SOCIETA' CRIMINALE

Il culto del male che da sempre imperversa nel meridione della penisola italiana è in grado di agglomerare tutti i difetti degli animi umani e gli istinti criminali. La criminalità organizzata sviluppa molto più di un istinto criminale motivato da una frustrazione emotiva costante o immediata. La criminalità organizzata sviluppa la tendenza costante ad un atteggiamento criminale motivata dal disprezzo per l’umanità e dal disprezzo perciò di se stessi. E’ una verità ormai riconosciuta dalla filosofia orientale come dalle teorie di Darwin che l’evoluzione avviene con la dispute del bene contro il male, della vita contro la malattia. Questo avviene per ogni singolo individuo ma avviene anche all’interno della società civile dove la criminalità organizzata si sviluppa e costantemente tende ad assumere la forma di società criminale. Si tratta il crimine di parassitismo degli individui sani e la criminalità organizzata di parassitismo della sana società civile. Incrociamo le teorie apocalittiche religiose dell’apocalisse della Bibbia quando sosteniamo che prima o poi il male prevarrà sul bene. San Giovanni parla già duemila anni fa della “Organizzazione del male” che dara la fine e forse un nuovo inizio. Il crimine nasce dalla convinzione che l’individuo non può far valere le sue ragioni con i mezzi del dialogo e della civiltà persino quando questo crimine è motivato da una situazione impellente di pericolo di vita e giustificato quindi dalla esigenza della legittima difesa che la società civile giustifica ed assolve. Il principio della legittima difesa pone rimedio alla sconfitta degli schemi di pubblica sicurezza durante le tre fasi di prevenzione, controllo e contenimento del crimine. La criminalità organizzata presuppone che l’individuo è perdente comunque con i sistemi della società civile e tramandando questa convinzione tramanda se stessa alle nuove generazioni e agglomera e strumentalizza gli istinti negativi di tutta l’umanità con la quale viene in contatto. Indagando questa predisposizione i criminali riescono meglio di chiunque a scoprire di chi si possono fidare e fino a che punto, contrastando la naturale predisposizione umana al merito riescono invece ad interagire ed infettare la società civile dentro la quale si nascondono e si nutrono come parassiti imprevedibilmente ed a tutti i livelli.
Le regole per i criminali sono semplici e generalmente si tramandano oralmente probabilmente fin dal principio dell’umanità. Attraverso la regola ferrea e neanche pronunciata della prevaricazione riescono ad inculcare valori opposti a quanto essi stessi con la propria voce dicono o con le proprie mani scrivono. In questa maniera riescono a tramandare e ad infettare più che una regola, una predisposizione psicologica, come perfetta antitesi noi diciamo che una opera o un gesto valgono più di mille parole. La prima regola pronunciata è “Preoccupati solo dei tuoi problemi” detto generalmente in maniera volgare, questo pone la prevaricazione come qualcosa che vale molto più di una regola esattamente come all’antitesi la religione cristiana e un po’ tutte le religione positiviste pongono il buon agire come predisposizione innata e la difendono contrastando l’idolatria. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” recita il primo comandamento delle tavole di Mosè. La religione è la contrapposizione naturale della società criminale che sfida l’innata predisposizione dell’uomo ad agire a fin di bene in maniera consona ai principi morali, primo tra tutti il coraggio di difendere il valore delle proprie azioni in maniera leale. Per questa ragione considero auspicabile un maggiore peso dei valori morali nei governi nazionali e nelle organizzazioni internazionali. La prima regola pronunciata pone l’egocentrismo criminale come stile di vita, ne consegue che i criminali abituali sanno di non potersi fidare gli uni degli altri altrimenti di un legame di complicità. Questo atteggiamento viene inculcato fin dalla educazione familiare. I fratelli o i figli o le madri o le sorelle vengono abituati al peccato e poi edotti del fatto che la sola maniera di vivere considerato il peccato come normale condizione di vita sia la salvaguardia delle apparenze contrarie, prima tra tutte la familiarità consanguinea. La perdizione e la prostituzione morale sono l’infezione che diffonde la criminalità organizzata. La società dell’odio non risparmia la vita familiare dove si vive per abitudine di prevaricazione e preoccupati di piccolezze materiali, l’ignoranza è la conseguenza immediata di una vita di bugie e futilità. Un piccolo gesto di solidarietà o una piccola verità vengono subito percepiti come una sfida alla società criminale e repressi in ogni modo. Persino aver mancato l’occasione di reprimere un istinto positivo può essere causa di piccole ritorsioni. Nessuno è padrone di se stesso ma ognuno è soggetto di prevaricazione e vive la soggezione al male che esso stesso ha deciso. Per questa ragione il pentimento alla giustizia o la redenzione sono sfide difficili o impossibile che lasciano solo da deceduti ma non per questo meno entusiasmanti. La gerarchia criminale è mutevole ma molto rigida e consente di decidere in tutto e per tutto delle sorti di un individuo meno potente fino al punto da manifestarsi come una sorta di trasfigurazione che consente di decidere addirittura cosa l’individuo meno potente debba dire o abbia detto. Questo rende il diritto di replica indispensabile sia a livello individuale che per la comunicazione tramite i mass-media nella lotta e il contrasto alla criminalità organizzata. Il secondo comandamento recita “Devi saperti regolare dei tuoi limiti”. E’ un ulteriore chiarimento del fatto che chiunque sbaglia con una persona più potente o tradisce pagherà la vendetta di tutta la società criminale. Persino nella stessa famiglia una persona che non si sia voluta assoggettare ad un criminale di reputazione superiore pagherà con la morte perché i criminali abituali non vogliono problemi. Il terzo comandamento è “Devi avere una famiglia” cioè devi saper salvaguardare le apparenze e guadagnarti in ogni modo la complicità dei tuoi familiari. Il quarto comandamento è “Devi avere una raccomandazione per trovare un posto di lavoro” e serve a salvaguardare lo strapotere criminale nelle istituzioni. Il quinto comandamento è “Devi farti degli amici” e cioè guadagnarti delle complicità anche al di fuori della cerchia familiare per gestire i tuoi affari. Questo degenera generalmente nelle lobby di potere della politica che in Italia e forse in tutto il mondo possono essere considerate organizzazioni terroriste ed hanno in questo paese compiuto diverse stragi. L’abitudine alla prevaricazione al livello della politica degenera nel terrorismo. Il sesto e ultimo comandamento è “Devi comportarti bene” vale a dire saper salvaguardare le apparenze e agire in maniera vile facendosi scudo di falsi buoni propositi per conseguire i propri lerci scopi. Questo comandamento rappresenta la sfida morale alla società civile e alle autorità religiose. La loro ostinazione nel male riesce ad ammutolire qualsiasi tentativo di critica.

La metafora più utile per spiegare la criminalità organizzata e la sua iterazione con la società civile è quella dello specchio. Da questa parte dello specchio c’è la società civile e dall’altra la sua caricatura determinata dal presupposto della prevaricazione come negazione della prima che viene in questa maniera parassitata. Una sottile linea poco al di là dello specchio delimita l’immoralità e poi sette livelli: Il settore agrario, il settore industriale, il settore commerciale, il livello istituzionale e delle forze armate, il livello della politica, il livello religioso e l’ultimo livello della bestialità fine a se stessa che si contrappone alla solidarietà tra esseri umani. Le due società camminano parallele su due scale affiancate che si scontrano sulla superficie della realtà. 

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